Disturbi del sonno (Insonnia)

 

Il sonno è un fenomeno fisiologico che consiste in una cessazione temporanea e reversibile dello stato di veglia, con sospensione delle attività sensitive e motorie. Rappresenta una necessità biologica, infatti la sua deprivazione porta a disturbi fisici e psichici importanti, tra cui allucinazioni e gravi alterazioni comportamentali. Il sonno è quindi indispensabile per il ripristino dell’efficienza fisica e psichica.

Ognuno di noi necessita di una quantità di sonno soggettiva:ci sono i “brevi dormitori” che hanno bisogno di quattro, cinque ore di sonno per sentirsi riposati ed efficienti durante la giornata, altri, esempio i “lunghi dormitori” almeno dieci ore. A prescindere dal numero di ore dormite, possiamo dire che c’è un problema di insonnia quando le nostre capacità fisiche e mentali vengono limitate da un riposo inadeguato per un lungo periodo. Si può quindi definire l’insonnia come una reiterata difficoltà a iniziare e/o mantenere il sonno. Ciò determina un’insoddisfacente durata e qualità di esso.

A volte può essere un problema transitorio, dovuto ad esempio a stress (lutti, problemi familiari, lavorativi, in questi casi si risolve nell’arco di un mese); altre volte può durare almeno sei mesi o anni ( in questi casi la preoccupazione stessa di non riuscire a dormire diventa la causa del mantenimento dell’insonnia.

Nei paesi industrializzati circa un terzo della popolazione presenta problemi d’insonnia.

I sintomi lamentati possono essere di due tipi: notturni o diurni.

 

Sintomi notturni

  • Difficoltà ad addormentarsi ed iniziare il sonno
  • Numerosi o prolungati risvegli notturni o difficoltà a riaddormentarsi
  • Risveglio precoce al mattino con difficoltà a riaddormentarsi
  • Sonno non riposante e di cattiva qualità.

Sintomi diurni

  • Fatica
  • Irritabilità
  • Sonnolenza
  • Disturbi dell’umore
  • Difficoltà di apprendimento e/o di memoria.

 

Le cause dell’insonnia sono molteplici: nell’80% dei casi l’insorgenza è data da eventi stressanti, seguiti da problemi fisici, inadeguata igiene del sonno e fattori ambientali.

Sembra che i soggetti che sviluppano insonnia siano caratterizzati da una serie di fattori predisponenti (es. familiarità, stile cognitivo ipervigile). L’esordio, invece, del disturbo sarebbe dovuto a fattori precipitanti, come: eventi stressanti, problemi familiari/lavorativi/di salute, mentre il mantenimento sarebbe la conseguenza di fattori perpetuanti, cioè tutti quei comportamenti disfunzionali messi in atto dai soggetti per paura di non riuscire a dormire o per compensare la perdita di sonno (ad es. sonnellini diurni o l’anticipare l’ora di addormentamento), che combinati a credenze negative (paura di non riuscire a dormire, ansia) mantengono nel tempo un problema che altrimenti si sarebbe risolto, e avrebbe avuto una durata limitata nel tempo.

Infine anche le abitudini di vita come l’orario in cui ci si mette a letto, il consumo di alcolici, caffeina, l’alimentazione e l’attività fisica possono alterare il sonno provocando insonnia.

Si crea una sorta di circolo vizioso: le preoccupazioni e ruminazioni legate al non riuscire a dormire e agli effetti di una notte insonne sulle attività del giorno dopo provocano un’attivazione del sistema nervoso che rende a sua volta difficile il sonno. Anche le credenze irrealistiche sul sonno e sul bisogno di sonno, che tendono ad aumentare le preoccupazioni sull’insonnia e ad alimentare l’attivazione e l’ansia, producono poi un circolo vizioso che mantiene il disturbo del sonno.

In particolare, secondo il modello cognitivo dell’insonnia proposto da Harvey (Harvey, 2002; 2005; Espie et al. 2006), l’insonnia sarebbe sostenuta da una “cascata” di processi cognitivi presenti sia di notte sia di giorno:

 

  1. Gli individui con insonnia soffrono di pensieri intrusivi spiacevoli ed eccessiva paura durante il periodo di pre- addormentamento.
  2. Paure ed eccessive ruminazioni scatenano arousal fisiologico/emotivo e stress (stato ansioso).
  3. Lo stato ansioso determina un restringimento del focus attentivo che porta a sovra-monitorare stimoli interni (sensazioni fisiche) o esterni (stimoli ambientali) che minacciano il sonno. Quindi le chances di percepire stimoli che minacciano il sonno aumentano.
  4. Gli individui sovrastimano l’entità del disturbo del sonno (di notte) e del deficit di performance (di giorno). I processi di sovra attenzione e sovra stima del disturbo del sonno incrementano lo stato di paura iniziale.
  5. Credenze erronee sul sonno e comportamenti di compenso contribuiscono ai processi di mantenimento dell’insonnia.

 

L’automaticità del ciclo sonno-veglia può inoltre essere inibita da tre fattori cognitivi:

  • Attenzione selettiva verso il sonno
  • Intenzione di dormire (a tutti i costi)
  • Sforzo per dormire

 

Possiamo distinguere due tipologie di insonnia:

Si parla di insonnia secondaria  quando essa insorge in associazione ad altri problemi di ordine medico e/o psicologico oppure essere causata dall’uso o abuso di sostanze

Si parla, invece, di insonnia primaria quando è indipendente da altri fattori (medici, psichiatrici).

 

Trattamento

Nei casi di insonnia primaria, è ormai considerato trattamento di elezione, l’utilizzo della terapia cognitivo-comportamentale. Il trattamento dell’insonnia ha come obiettivo primario quello di migliorare la qualità/quantità del sonno e i sintomi diurni correlati al disturbo.

Il 70-80 percento delle persone, che seguono un programma di trattamento cognitivo-comportamentale, migliora nettamente la qualità del proprio sonno. Solitamente, al termine dell’intervento, le persone riferiscono di avere un sonno più profondo e meno disturbato dai risvegli notturni, inoltre dichiarano d’impiegare la metà del tempo per addormentarsi. Un terzo delle persone diventano dei cosiddetti ‘buoni dormitori’. Solitamente, al termine dell’intervento, sia il tempo che la persona impiega ad addormentarsi, sia quello in cui rimane sveglio nel cuore della notte non supera i 30 minuti. Al termine del trattamento, che prevede anche un programma di graduale sospensione dei sonniferi condotto da personale medico, il 77 per cento dei partecipanti risulta non farne più uso.

Il trattamento ha solitamente una durata di 6-8 settimane con sedute settimanali singole o di gruppo di circa 1 ora.